Le differenze culturali tra le due figure si riflettono in diversi aspetti, tra cui:
• L’approccio al lavoro: l’agricoltore diretto è spesso legato al lavoro manuale, mentre l’imprenditore agricolo può avvalersi di manodopera esterna.
• La dimensione aziendale: l’azienda agricola dell’agricoltore diretto è spesso di piccole dimensioni, mentre l’azienda agricola dell’imprenditore agricolo può essere di dimensioni più grandi.
• L’orientamento al mercato: l’agricoltore diretto è spesso orientato al mercato locale, mentre l’imprenditore agricolo si internazionalizza.
L’imprenditore agricolo è colui che esercita attività come la coltivazione del fondo, la silvicoltura, l’allevamento di animali e attività connesse. Queste attività sono dirette alla cura e allo sviluppo di un ciclo biologico o di una fase necessaria del ciclo stesso, di carattere vegetale o animale. L’imprenditore agricolo può assumere la qualifica di imprenditore agricolo professionale (IAP) se sussistono ulteriori requisiti, sia in riferimento al tempo lavorativo dedicato all’attività (almeno 50%) e all’ammontare dei ricavi rispetto al reddito (almeno 50%), sia in riferimento alle competenze professionali.
Il coltivatore diretto, invece, si distingue dagli altri imprenditori agricoli perché deve svolgere direttamente un determinato numero minimo di giornate lavorative nell’azienda agricola. L’attività nell’azienda deve essere svolta con abitualità e prevalenza1. È dall’attività agricola che il coltivatore diretto trae sostentamento per la propria famiglia. Egli può utilizzare il lavoro del nucleo familiare proprio.
In sintesi, la principale differenza tra le due figure risiede nel fatto che il coltivatore diretto svolge il lavoro direttamente o con l’aiuto della propria famiglia, mentre l’imprenditore agricolo può avvalersi di manodopera esterna. Entrambe le figure godono di agevolazioni fiscali e creditizie, ma rappresentano modi diversi di gestire e lavorare la terra.