L’8 luglio si celebra la giornata internazionale del mar Mediterraneo, un’occasione in più per sottolineare lo stato di salute del nostro mare e evidenziare i pericoli che lo minacciano. Il Mediterraneo rappresenta in piccolo la biodiversità marina del nostro Pianeta. Infatti anche se conta solo una superficie di circa l’1% di tutti gli oceani, ospita oltre 12 mila specie marine pari ad un valore tra il 4 ed il 12% della biodiversità marina mondiale.
Il nostro mare è indubbiamente l’origine delle culture più antiche e influenti nella storia dell’uomo; teatro di scambi culturali e commerciali di popoli e razze, è stato il crocevia fra il passato e il futuro. Grazie lo Stretto di Gibilterra si incontra con l’Oceano Atlantico, la sua unica fonte di rinnovamento e rifornimento d’acqua. Il punto più stretto è largo solamente 14,4 Km e nella sua estensione completa bagna ben 15 Paesi: Italia, Spagna, Francia, Grecia, Croazia, Albania, Turchia, Libano, Tunisia, Libia, Israele, Siria, Egitto, Algeria e Marocco.
Mediamente la profondità è di circa 1500 metri, mentre il punto più basso si tocca presso presso le coste greche a 5267 metri, il che lo rende il mare chiuso più profondo al mondo. Nonostante sia chiuso, ha una particolare circolazione delle acque per lo più dovuta ai venti, che comporta un costante ricambio d’acqua e l’ingresso, di specie animali appartenenti all’Oceano.
Innanzitutto, occorre sottolineare come i nostri mari siano indispensabili per garantire la vita sulla Terra: le acque regolano il clima del nostro Pianeta, producono ossigeno, forniscono nutrimento e sono fonte di sussistenza per centinaia di milioni di essere umani. I mari italiani sono caratterizzati da un’elevata biodiversità. Purtroppo, gli organismi viventi nelle acque e il loro habitat sono in pericolo principalmente da tre cause:
– Inquinamento da acque reflue
– Sfruttamento irrazionale delle risorse viventi
– Plastiche e microplastiche
Bisogna ben tenere in mente un dettaglio da non sottovalutare, il mare è una risorsa esauribile con un potere limitato di auto-rigenerazione.
Uno dei nostri obiettivi principali è la tutela della biodiversità. Ogni nostra azione è volta al “lavoro sostenibile”. La situazione in cui viviamo è critica, bisogna porre grande attenzione ad ogni nostra azione. Sfruttando la tecnologia dell’acquaponica tuteliamo un intero sistema. Il risparmio non è solo nella forza lavoro, ma soprattutto nelle risorse impiegate. Per questi motivi siamo convinti di essere l’agricoltura del futuro.
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“La sovra pesca è tra le principali cause di perdita di biodiversità – sottolinea il dottor Tunesi esperto dell’Ispra – insieme all’esplosione della presenza di specie non indigene, le alterazioni fisiche dell’ambiente e l’inquinamento dovute a dragaggi, costruzioni costiere, pesca a strascico, sostanze tossiche, eccesso di nutrienti, rifiuti.” Continua Tunesi: “cambiamenti climatici e acidificazione degli oceani siano e saranno sempre più fonte di perdita di biodiversità, soprattutto negli ecosistemi costieri più sensibili”.
Sempre grazie al dottor Tunesi, possiamo conoscere quali sono le cinque specie maggiormente messe a rischio lungo le coste italiane. Ognuna ha una particolare peculiarità e ruolo nel garantire l’equilibrio dell’ambiente marino.
E’ un mammifero pinnipede della famiglia delle foche minacciata di estinzione, Infatti ne sopravvivono in natura meno di 700 esemplari. Per capirci è una specie ancor più minacciata del Panda. E’ accaduto che questo animale si nutre di pesci, così in passato è stata combattuta dai pescatori; per autodifesa la foca è stata costretta a trovare rifugio nelle grotte o a sopravvivere lungo tratti di coste poco frequentati dall’uomo. Per fortuna, il nostro atteggiamento negli ultimi anni sta cambiando favorendo il ritorno della foca monaca anche lungo le coste italiane.
Più nota come grande nacchera, è il più grande mollusco bivalve del Mar Mediterraneo, raggiungendo addirittura un metro di lunghezza. In questo caso il problema sono i parassiti che ne stanno causando una mortalità elevatissima, in alcuni casi supera il 90 percento degli individui. È quindi molto importante evitare di infastidire esemplari di questa specie, nel caso in cui la si osservi sott’acqua.
E’ la più grande patella del Mediterraneo, superando i 10 centimetri di lunghezza. Vive solo lungo tratti costieri rocciosi poco frequentati o protetti tipo in Sardegna o delle isole dell’Arcipelago Toscano, in Liguria e in Calabria. Specie in passato è stata vittima di raccolta indiscriminata.
E’ una pianta acquatica, endemica del Mar Mediterraneo. Non è un’alga, quindi ha caratteristiche simili a quelle delle piante terrestri, con tanto di radici, fusto e foglie nastriformi. E’ uno spettacolo incredibile da vedere poichè forma delle praterie sottomarine, per giunta con una notevole importanza ecologica; costituiscono la comunità climax del mar Mediterraneo ed esercitano protezione della linea di costa dall’erosione. Diventa così l’habitat che ospita molti organismi animali e vegetali che nella prateria trovano nutrimento e protezione. E’ considerata un buon bioindicatore della qualità delle acque marine costiere.
Specie come la Lophelia pertusa e la Madrepora oculata vivono a molte centinaia di metri di profondità dove molti pensano che non ci sia vita. In realtà costituiscono delle vere e proprie barriere coralline fondamentali per la tutela della biodiversità. Le strutture costruite da questo coralli sono però delicate, e sono messe a rischio dallo strascico e da alcune attività di pesca sportiva
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