La Giornata Mondiale della Gastronomia Sostenibile si celebra il 18 giugno, ed è stata indetta dalle Nazioni Unite il 21 dicembre 2016, su proposta del governo del Perù. Il Perù è ad oggi uno dei Paesi con la migliore ristorazione al mondo; questa è la conferma che si può mangiare bene e di gusto senza tralasciare la sostenibilità ambientale. La manifestazione rientra nel macro obiettivo dell’Onu: Sviluppo Sostenibile – Fame Zero.
L’evento principale organizzato per questa quarta edizione si svolgerà nella Albert Nobel House in Svezia. Vi saranno esposti più di 600 libri di gastronomia provenienti da oltre 50 Paesi, insieme ai migliori report di sostenibilità realizzati da istituzioni e privati del settore food and drink. Su tutti menzioniamo l’italiano “Achieving the Sustainable Development Goals through Sustainable Food Systems”, edito da Springer e realizzato con il contributo di Fondazione Barilla. Molto interessante questo studio poichè attraverso un approccio multidisciplinare e multi-stakeholder, scatta una fotografia dei nostri attuali sistemi alimentari e indica alcune proposte per raggiungere la sostenibilità a lungo termine
In particolare, il testo è incentrato su un’analisi della sostenibilità dei sistemi alimentari in riferimento agli obiettivi di sviluppo redatti dall’Onu per l’agenda 2030. I filoni tematici principali sono: la sicurezza alimentare, l’agricoltura sostenibile e le interconnessioni tra cambiamenti climatici e migrazioni. Presenta specificatamente le sfide che i sistemi alimentari sono chiamati ad affrontare per essere più sostenibili e indica infine alcune raccomandazioni per raggiungere questo obiettivo a lungo termine.
Il rapporto SOFA 2019 (State of Food and Agriculture) sostiene innanzitutto che ridurre la perdita e lo spreco di cibo ha il potenziale per contribuire ad altri obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, prima di tutto quello di Fame Zero. L’assunto di partenza è che ci sono gravi squilibri a livello globale nella distribuzione delle risorse alimentari. Nei paesi a basso reddito bisogna in primo luogo aumentare l’accesso al cibo, ma l’accesso stesso è strettamente legato alla disponibilità.
Per iniziare, si dovrebbe lavorare in ottica di prevenzione: la produzione di piccola scala, può sia alleviare la carenza di cibo che aumentare il reddito degli agricoltori, istaurando un circolo vizioso positivo. Allo stesso tempo, nei paesi ad alto reddito, la priorità è una dieta sana con il giusto apporto di nutrienti. Spesso una disponibilità pressochè totale fa sottovalutare o almeno passare in secondo piano il seguire una dieta equilibrata.
Educare i più piccoli, in primo luogo, al cibo e poi al rispetto della materia prima è una lunga sfida, ma saranno proprio questi ragazzi a dover convivere con i problemi o meno del futuro. L’educazione alimentare però è un insegnamento a 360°. A riguardo il coordinamento nazionale dei docenti, ha lanciato una bella iniziativa: “Scuole Creative della Gastronomia”. Per spiegarci, gli studenti, dovranno ideare, realizzare e condividere le migliori pratiche da seguire per delineare un modello di gastronomia sostenibile nella propria realtà.
Sperimentare nelle scuole è fondamentale per individuare strategie e soluzioni ecocompatibili. Molte “rivoluzioni” sono partite proprio dalle aule scolastiche, perché i ragazzi hanno menti più aperte e splendide capacità di proiezioni molto ampia.
In conclusione, insegnare ai più piccoli il buon cibo significa allo stesso tempo spiegare che bisogna assicurarsi una corretta trafila di passaggi che prevedano: uso limitato di pesticidi, riciclo dei materiali utilizzati, condizioni di trasporto e di conservazione degli alimenti appropriate e sicure.
Nel frattempo bisogna anche investire per attuare soluzioni alternative all’uso di sostanze chimiche, promuovere il consumo a Km 0 per non parlare della creazione di piccoli orti domestici / condominiali finalizzati al recupero di aree verdi abbandonate all’incuria e al degrado. Ancora, conoscere in maniera approfondita le eccellenze territoriali che possono diventare momenti di riflessione da tradurre in tappe di un percorso didattico. Allo stesso modo si inserisce la nostra attività. Le nostre urban farms, serre per produrre a km0, coltivazioni verticali, sono solo semplice esempi di come lavoriamo proiettandoci verso un’agricoltura sostenibile che si inserisce nel mondo della transizione 4.0.
Il nostro credo è rispettare il prodotto finale, proponendo le migliori soluzioni per l’imprenditore e tutto il suo staff. Ad esempio, tanti ingredienti centrali per lo sviluppo della dieta mediterranea possono essere coltivati grazie le nostre tecnologie. In particolare, la dieta ha effetti positivi connessi alle caratteristiche intrinseche degli alimenti che la costituiscono e dovrebbero essere il modello di riferimento d’eccellenza da proporre nelle mense scolastiche.
L’impegno per la sostenibilità implica un necessario cambio di rotta nei moderni sistemi alimentari. Oggi la merce è prodotta su larga scala per vendere in grandi quantità e mantenere alta la redditività. Per questo è necessario l’intervento del consumatore stesso che con le sue singole scelte d’acquisto può piano piano condizionare l’intero sistema.
Greenpeace ad esempio ha sviluppato alcuni consigli utili per introdurre nella nostra routine quotidiana abitudini alimentari salutari sia per l’ambiente che per noi stessi. In primis l’invito ad acquistare prodotti stagionali e locali: si risparmieranno energia e risorse, oltre a sostenere l’economia locale e migliorare la qualità nutrizionale del cibo che metti nel piatto. Altro utile consiglio quello di mangiare uova biologiche da galline allevate all’aperto. Ormai conoscere questa caratteristica è molto facile: bisogna leggere il primo numero del codice stampato su ogni uovo. Lo 0 indica allevamenti all’aperto biologici, l’ 1 allevamenti all’aperto intensivi, il numero 2 allevamenti a terra ed il 3 per gli allevamenti in gabbia.
In pratica, grazie la giornata della gastronomia sostenibile si mettono in evidenza i principi che possono guidare a livello globale il processo di transizione verso una maggiore sostenibilità. Si deve innanzitutto migliorare l’efficienza nell’uso delle risorse per raggiungere un’agricoltura sostenibile. Gli interventi devono essere incisivi in quanto bisogna: conservare, proteggere e migliorare le risorse naturali. L’ovvia conseguenza è che se l’agricoltura non riesce a proteggere e migliorare i mezzi di sussistenza rurali ed il benessere sociale, diventa insostenibile.
Per questo l’Onu sta spingendo per una maggiore resilienza di persone, comunità ed ecosistemi. Bisogna assolutamente raggiungere un’agricoltura sostenibile attraverso meccanismi di governance responsabili ed efficaci.
Contattaci da questo link per ricevere maggiori informazioni.