Nel 1994 nasce la giornata mondiale contro la desertificazione. Quest’anno la Nazioni Unite hanno scelto il 17 giugno per celebrarla. L’obiettivo è porre l’attenzione sul problema dell’impoverimento delle terre fertili a vantaggio dell’urbanizzazione e delle colture intensive. Ibrahim Thiaw, segretario esecutivo Onu per la lotta alla desertificazione afferma che: “Se continuiamo a produrre e a consumare come al solito manterremo la capacità del Pianeta di sostenere la vita fino a quando non rimarranno nient’altro che scarti. Tutti noi dobbiamo fare scelte migliori su ciò che mangiamo e su ciò che indossiamo per aiutare a proteggere la Terra “.
Il testo presentato nel ‘94, unico strumento internazionale giuridicamente vincolante, fissa una serie di regole necessarie per contrastare il fenomeno. Viene qui esaltata la relazione fra lo sviluppo socio-economico e la protezione ambientale. La gestione del territorio e del suolo, infatti, non può prescindere da consumi sostenibili.
La desertificazione e la siccità sono diretta conseguenza delle attività umane e dei conseguenti cambiamenti climatici. Lo sfruttamento esagerato delle terre mette a rischio la loro produttività perché si sta lavorando in maniera eccessiva tramite: deforestazione, il pascolo eccessivo e cattive pratiche di irrigazione. Quindi il principale motore di degrado del territorio è l’incessante produzione per rispondere ai bisogni alimentari e consumistici dell’umanità.
“Food, Feed and Fibre” ovvero “Cibo, Mangimi e Fibre tessili”, e si concentra sulla relazione tra consumi, sfruttamento di suolo e desertificazione. La popolazione cresce, nel momento in cui riesce a migliorare le condizioni di vita fa crescere anche la domanda di terra da utilizzare.
Produzione cibo, alimentazione animale e fibre per industria tessile: questi sono i tre fattori principali trattati nell’evento dell’anno passato. La triste prospettiva è che entro il 2050, il 90% degli ecosistemi potrebbe essere modificato. Un singolo ma allarmate dato è sufficiente: secondo le stime dell’Onu, la produzione alimentare richiederà ulteriori 300 milioni di ettari di terra entro il 2030.
Bisognerebbe quindi attuare un cambio radicale nelle nostre diete. Questo potrebbe liberare tra gli 80 e i 240 milioni di ettari di terra. Le imprese, dal canto loro, dovrebbero adottare una pianificazione più efficiente e pratiche sostenibili. Da qui il lancio dello slogan “terra sana = persone sane”.
La crisi COVID ha amplificato i problemi di gestione dei sistemi naturali, ed in particolare il modo in cui usiamo le risorse della terra. C’è la necessità di: ridurre la domanda eccessiva dei terreni naturali, evitare gli sprechi alimentari, ridurre sia la richiesta di acqua per le produzioni alimentari ed industriali sia l’impronta idrica negli allevamenti. Inoltre dovremo saper equilibrare la domanda di prodotti di origine animale ed evitare che le aree forestali che proteggono la biodiversità e combattono il degrado del suolo e la desertificazione, vengano perse. La conversione dei terreni per gli usi agricoli, per il pascolo e la produzione di mangimi è necessaria, ma deve essere fatta con coscienze.
Soluzioni nature-based e land-based, ecco le prima idee concrete per combattere la desertificazione. L’Italia si è attivata in una duplice maniera per favorire la ripresa a seguito dell’emergenza sanitaria. Da una parte la risposta alla crisi è il Green Deal italiano, dall’altra l’aver posto per la prima volta l’ambiente al centro del Documento di programmazione finanziaria. L’obiettivo da perseguire sarà la rivoluzione verde, sia per accrescere la qualità della vita di tutti sia per generare importanti ricadute economiche.
Per quanto raccontato fin ora, con orgoglio proponiamo i nostri progetti in acquaponica. Questa è veramente la coltivazione del futuro che permette l’ottimizzazione delle risorse. La produzione aumenta e i costi diminuiscono. Le nostre coltivazioni fuori suolo, molto spesso che si sviluppano in verticale, permettono di lavorare in posti prima inimmaginabili e difficilmente utilizzabili in altro modo.
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2015 – Raggiungimento della sicurezza alimentare per tutti attraverso sistemi di alimentazione sostenibile.
2009 – Preservare la terra e l’energia = salvaguardare il nostro futuro comune
2008 – Combattere il deterioramento del terreno per una agricoltura sostenibile
2007 – Desertificazione e cambiamenti climatici – Una sfida globale
2006 – La bellezza dei deserti – La sfida della desertificazione
2005 – Donne e desertificazione
2004 – Dimensione sociale della desertificazione: migrazioni e povertà
2003 – Anno internazionale dei deserti e della desertificazione (IYDD)
La desertificazione comporta la perdita di fertilità che sottrae i terreni coltivabili alle comunità. Il fenomeno è altamente impattante perché sconvolge l’intero ecosistema. Prendiamo ad esempio le aree desertiche, quelle maggiormente in difficoltà ma non le uniche; il terreno si inaridisce e gli organismi per la rigenerazione dell’humus, muoiono. In questo modo si elimina la possibilità di ricreare le sostanze nutritive necessarie alla biodiversità naturale.
La stessa Italia non è al riparo; il Cnr afferma che la Sicilia è la regione italiana più esposta al fenomeno con il 70% dei terreni fertili in pericolo, seguita dal Molise (58%) e dalla Puglia (57%). Un rischio concreto per le coltivazioni agricole italiane che riguarda, secondo quanto riporta la Coldiretti, più del 20% delle coltivazioni italiane.
Quindi oggi non è più possibile dissociare progetti e iniziative per la produzione di cibo sostenibile dalla tutela dell’ambiente. Tra gli obiettivi da raggiungere c’è la salvaguardia delle risorse idriche in campo agroalimentare, settore nel quale l’acqua è un elemento fondamentale e ha elevati impatti, con un consumo di circa il 60% dell’intera domanda annuale del nostro Paese.
https://tg24.sky.it/ambiente/approfondimenti/giornata-mondiale-desertificazione-siccita