Preservare la biodiversità grazie la banca dei semi

Questo mese abbiamo dedicato molto tempo al tema della biodiversità. Raccontare la storia della banca dei semi, installata in Norvegia, è un ennesimo modo per ricordarci che bisogna preservare la biodiversità. Conservarla è un nostro dovere e come amiamo dire il modo migliore per farlo è usarla.

Alla banca dei semi è affidata buona parta della sicurezza alimentare mondiale. Per questo motivo il riscaldamento globale è un pericolo al quale dobbiamo prestare grande attenzione. Prima di raccontare la grande paura del maggio ’17, raccontiamo la storia di questa banca a cui affidiamo grandi speranze.

La storia della banca dei semi

Il nome ufficiale è Svalbard global seed vault, il deposito sotterraneo globale dei semi situato alle isole Svalbard – Norvegia. Creato nel 2008 per custodire la più grande varietà possibile di sementi provenienti da ogni parte della Terra, la struttura è composta da tre sale; ognuna può ospitare fino a 1,5 milioni di campioni. La gestione è affidata al governo di Oslo in collaborazione con il Global crop diversity trust, una fondazione che si occupa di aumentare la sicurezza alimentare nel mondo.

Nell’anniversario del decimo anno dalla costruzione, il deposito ha festeggiato l’ingresso del milionesimo seme, arrivando quasi a saturare la capienza di una sala. Per la precisione, oggi sono 1.059.646 le varietà custodite a fronte di circa 2,2 milioni di sementi custodite nelle banche di tutto il mondo che presto potrebbero essere qui trasferite.

Il 23 settembre 2015 il Global crop diversity trust aveva reso noto che l’International center for agricultural reserach in dry areas (Icarda), una banca con sede ad Aleppo in Siria, ha fatto la prima richiesta di prelievo. Si parla di circa 90 mila semi in precedenza depositati. La richiesta è avvenuta per cercare di far ripartire un territorio martorio dai conflitti.

Riscaldamento globale e la banca dei semi

Come già detto la struttura è situata nelle isole Svalbard situate a soli 1.300 km del circolo polare artico. La temperatura media annuale della zona si aggira fra i -16° e gli 8 °. Il freddo dovrebbe essere una invalicabile protezione naturale per questa riserva mondiale. Invece questo bunker in apparenza invalicabile rischia di essere messo in pericolo. 

«Non era nei nostri piani pensare che il permafrost si sarebbe sciolto e che avremmo sperimentato condizioni meteorologiche così estreme», ha detto al Guardian Hege Njaa Aschim, del Nordic Genetic Resource Centre che gestisce la struttura.

Purtroppo dopo il grosso spavento qualcosa è cambiato. La costruzione avrebbe dovuto sopravvivere a qualsiasi evento senza l’aiuto degli esseri umani. Invece ora è monitorata 24 su 24 perchè La fine del 2016, anno più caldo di sempre, al polo nord ha causato una impennata delle temperature medie di 7° C rispetto alla norma, spingendo il permafrost oltre il punto di fusione.

Il grande spavento

Entriamo nel dettaglio di cosa successe in quel maggio del ’17. Un’infiltrazione d’acqua si è fatta largo nel tunnel di ingresso lungo 100 metri della struttura. Fortunatamente l’evento non ha intaccato i campioni di semi, sigillati in buste a prova di umidità in un bunker alla fine della galleria, in una zona rialzata e protetta da due pompe studiate per rimuovere ogni possibile traccia d’acqua. L’ acqua infatti aveva invaso la parte iniziale del tunnel, poi congelandosi ha creato una lingua scivolosa sul fondo. I semi per ora restano al sicuro, conservati ad una temperatura di -18C.

Da sottolineare il ruolo centrale del permafrost, da prima barriera di difesa, ad elemento che ha messo in difficoltà il deposito e chi lo gestisce. Infatti l’infiltrazione fu causata dal suo, seppur minimo, scioglimento per via delle temperature straordinarie. Queste, seppur previste dai ricercatori, non avrebbero dovuto causare cedimenti di quello che per definizione è un terreno perennemente ghiacciato.

La banca dei semi, come i Paesi vi si rapportano

Nel febbraio 2020, ben trenta banche genetiche hanno depositato i propri semi. India, Mali e Perù sono stati i maggiori donatori di questo lotto. Il Royal Botanical Gardens di Kew- Regno unito- ha consegnato al prezioso caveau i semi raccolti dai prati della residenza privata del principe Carlo ad Highgrove.

Nel 2017 invece i semi prelevati post conflitto siriano, sono stati riconsegnati. Uno degli scopi di tale banca infatti è il supporto agli agricoltori nello sviluppo di nuove varietà di colture. Infatti, se fino a qualche tempo fa erano presenti al mondo circa 7000 colture diverse, secondo gli esperti oggi ci nutriamo in gran parte grazie a sole tre specie (mais, grano e riso, pari al 60% delle calorie che ingeriamo), rendendo altamente vulnerabili le forniture alimentari in caso di eventi climatici catastrofici.

Il mondo dei semi, antichi o no, è un settore al quale anche noi teniamo particolarmente. Le serre da noi progettate, e quelle in fase di realizzazione, puntano alla loro diffusione e prevenzione. 

Lo Svalbard global seed vault va rafforzato

L’episodio dell’infiltrazione, che per fortuna non ha causato danni, ha però portato i gestori del Global seed vault a studiare una forma di protezione preventiva. Così è stato approvato un piano da 100 milioni di corone norvegesi (circa 10,5 milioni di euro) per dar vita a un nuovo tunnel di accesso in cemento e di un edificio di servizio che dovrà ospitare un quadro elettrico autonomo in grado di refrigerare le stanze da attivare in caso di emergenza, insieme a un equipaggiamento elettrico per far uscire il calore in eccesso attraverso il tunnel d’ingresso.

Il grande successo della banca dei semi

La banca ha già ottenuto un magnifico risultato: in dieci anni di vita, nessun seme è andato perso nel trasferimento del milione di sementi custoditi in quella che è stata definita “l’arca di Noè delle specie vegetali“

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