Una ricorrenza con ben poco da celebrare
Il giorno del superamento in Italia, quest’anno è scattato il 14 maggio. Il nostro Paese ha già esaurito il quantitativo di risorse da poter chiedere al Pianeta, ciò significa che, da qui alla fine dell’anno, dovremo vivere chiedendo alla Terra più di quanto essa sia in grado darci. Ogni anno, infatti, il Global footprint network – associazione internazionale per la sostenibilità che si occupa di contabilità ambientale – calcola l’impronta ecologica planetaria per determinare l’Overshoot day. Per quest’anno ad una nazione come l’Italia, servirebbero quasi tre Pianeti, cinque agli Stati Uniti, e poco meno per l’Australia, seconda in questa “speciale” classifica. Medaglia di bronzo per la Russia, seguita da Francia, Germania e Giappone. A chiudere questo tutt’altro che incoraggiate G7 ci siamo noi.
Uno sguardo al passato
La piega preoccupante è che questa data tende ad anticiparsi sempre più ogni anno che avanza. Lo scorso anno eccezionalmente è caduta addirittura in agosto, precisamente il 22 – dato medio a livello mondiale. Bisogna arrivare addirittura al 2006 per ritrovare l’Earth overshoot day durante l’ottavo mese, ma l’anno appena trascorso è stato travolto da una pandemia. Quindi nonostante lockdown diffusi e uno stile di vita del tutto atipico abbiamo vissuto quasi 4 mesi in disavanzo con la Terra.
Prospettive per il futuro
Interessante capire è come si arriva a definire questa data: viene calcolata confrontando le esigenze dell’umanità, in termini di emissioni di carbonio, terreni coltivati, sfruttamento degli stock ittici, e uso delle foreste per il legname, con la capacità del pianeta di rigenerare queste risorse e di assorbire il carbonio emesso.
Per contrastare questa situazione, si devono quindi stimolare settori emergenti come le energie rinnovabili , riducendo i rischi e i costi connessi a settori imprenditoriali senza futuro perché basati su tecnologie vecchie e inquinanti.
In un momento di massima attenzione per lo sviluppo del Paese, in cui il paradigma della transizione 4.0 sta emergendo con prepotenza, molto interessanti sono le parole della vicepresidente della commissione Ambiente alla Camera e capogruppo di FacciamoECO – Federazione dei verdi, Rossella Muroni, “emergela necessità di cambiare paradigma” e“un forte invito ad abbandonare il modello lineare a favore di quello circolare”. “Appare un’occasione persa che il Piano nazionale di ripresa e resilienza consideri l’economia circolare come una questione di impiantistica per i rifiuti e non ne veda le potenzialità come modello capace di generare nuove filiere e ricchezza sul territorio”. Per l’Italia, “che vanta il primato europeo del riciclo e brevetti all’avanguardia – conclude la Muroni – deve essere uno stimolo a fare meglio e di più, a riconoscere i propri talenti e a liberare l’economia circolare dagli ostacoli burocratici”.