Secondo lo studio condotto da Boris Worm ed il suo team presso l’Università canadese di Dalhousie e pubblicato sul giornale Science, entro il 2048 gli oceani del mondo saranno privi di pesci.
La causa, ovviamente, non potrà che riscontrarsi nella pesca sregolata, l’inquinamento, i cambiamenti climatici e nella distruzione dell’ecosistema marino.



Se solitamente siamo abituati a leggere articoli del genere perchè semplicemente curiosi di predire catastrofi, in questo caso sarebbe bene soffermarsi su tre punti:
1) Cosa?
2) Quando?
3) Possiamo e vogliamo davvero fare qualcosa?

Iniziamo ad analizzare il primo punto: 

COSA?

La risposta va ricercata nei dettagli della ricerca condotta dal Dott. Worm e i suoi colleghi.
Il gruppo ha analizzato i dati emersi da ben 32 esperimenti realizzati su vari ambienti marini. Successivamente, lo studio ha coinvolto la storia millenaria di 12 regioni costiere del mondo, passando poi alla disamina dei dati sulla pesca di 64 grandi ecosistemi marini. Infine, Worm e colleghi hanno studiato il recupero di 48 aree oceaniche protette.
Il risultato della ricerca ha portato alla luce un dato molto importante: l’apocalisse dei pesci è sostanzialmente già iniziata. L’idetificazione temporale, datata 2048, non è un inizio, bensì la fine di un processo già iniziato e ormai in corso.

QUANDO?

2048, tra 29 anni.
Credete sia una data lontana o in cui non avremo modo di vivere?

Questo non è previsto che accada. Questo sta accadendo ora“, ha affermato il ricercatore Nicola Beaumont, Ph.D., del Plymouth Marine Laboratory, nel Regno Unito.” Se la biodiversità continua a diminuire, l’ambiente marino non sarà in grado di sostenere il nostro stile di vita. In effetti, potrebbe non essere in grado di sostenere la nostra vita affatto“.

POSSIAMO E VOGLIAMO DAVVERO FARE QUALCOSA?

I ricercatori hanno concluso che tutto ciò che vive negli oceani è importante. In effetti, la diversità della vita oceanica è la chiave per la sopravvivenza dell’oceano. Dove c’è una diversità di specie, l’oceano è sano. Sfortunatamente, la pesca eccessiva, l’inquinamento, la perdita di habitat e il cambiamento climatico hanno causato il declino delle specie di pesce e frutti di mare commestibili.
Come riporta la CBS News, la drammatica riduzione comporta anche un crollo delle attività di pesca.
Eppure c’è qualcosa di cui dobbiamo preoccuparci di più che una mancanza di pesce. Le creature nell’oceano filtrano le tossine dall’acqua. La loro presenza protegge i litorali e riduce i rischi di proliferazioni delle alghe.
Una grande e crescente percentuale della nostra popolazione vive vicino alla costa; quindi la perdita di servizi come il controllo delle alluvioni e la disintossicazione dai rifiuti può avere conseguenze disastrose“, hanno affermato i ricercatori.
Poiché la perdita di specie sta avvenendo rapidamente, i ricercatori stanno sollecitando un’azione. Worm e colleghi hanno chiesto una gestione sostenibile della pesca, il controllo dell’inquinamento, la manutenzione dell’habitat e lo sviluppo di più riserve oceaniche. Il prezzo non è importante, dicono. Questo perché tutte queste iniziative sono un investimento che pagherà con minori costi assicurativi, meno disastri naturali, salute umana e un’industria ittica sostenibile. 

Non è troppo tardi. Possiamo capovolgerlo“disse Worm, aggiungendo “Meno dell’1% dell’oceano globale è protetto in questo momento“.

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Fonti:
– Science
– Impacts of Biodiversity Loss on Ocean Ecosystem Services
– themindunleashed.com


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